L’entrata dell’Albania nell’Unione Europea: opportunità concrete e potenziali timori

Secondo un recente studio realizzato dall’AIA (Istituto Affari Internazionali) e improntato sull’analisi delle tendenze evolutive dell’opinione pubblica nei confronti dell’integrazione europea, alla domanda “siamo favorevoli o meno all’entrata dell’Albania nell’Unione Europea?”, la risposta dei cittadini comunitari è generalmente netta. Mentre per taluni, avere l’Albania come paese membro potrebbe rappresentare un rischio per le sorti dell’organizzazione, per altri, al contrario, apporterebbe solo effetti positivi. La questione si mostra, a un’attenta analisi, tutt’altro che semplice. Molte sono le chiavi di lettura e le prospettive coinvolte, non solo di natura geopolitica, con riferimento alla ridefinizione dei confini dell’Europa, ma anche, e soprattutto, di natura umanitaria, religiosa e identitaria.
Il 24 giugno scorso, il Consiglio dell’Unione ha approvato la concessione all’Albania dello status di paese candidato. Il tentativo di modernizzazione del Paese promosso dal premier Edi Rama, unito al risultato positivo delle ultime elezioni parlamentari, ha convinto anche gli ultimi stati oppositori, tra cui principalmente Gran Bretagna, Germania, Francia, dubbiosi sulle reali capacità della nazione di affrontare il processo di avvicinamento all’UE. Il 27 giugno 2014, a soli tre giorni di distanza, il Consiglio Europeo ha confermato la precedente decisione e l’Albania è diventata ufficialmente candidata all’adesione. L’Italia, per i forti legami economici con l’Albania, è stata uno dei principali fautori della candidatura. La vicinanza geografica tra i due stati ha fatto sì che, negli ultimi anni, siano nate in Albania, secondo l’ultimo censimento condotto dell’ambasciata d’Italia a Tirana, oltre quattrocento newco, tra aziende italiane e joint-venture italo-albanesi, concertate principalmente nel settore edile (35%), tessile (21%) e agroalimentare (8%).
In via generale, tra i vantaggi immediatamente tangibili della candidatura all’adesione, si può riscontrare, soprattutto dal punto di vista economico, un importante ampliamento del mercato interno unito a un consolidamento della cooperazione esistente e a una maggiore integrazione economica e commerciale del Mediterraneo. Con il rafforzamento del corridoio Europa-Asia, l’Albania arriverà a rappresentare un mercato in espansione per i tutti i prodotti europei fornendo manodopera a buon mercato grazie a salari notevolmente inferiori rispetto agli altri stati membri. Secondo i dati INSTAT (Albanian Insitute of Statistics) 2013, il volume d’interscambio complessivo della Repubblica è stato pari a 5,4 miliardi di euro, in aumento del 2,7% rispetto al 2012.
In via generale, i paesi dell’UE detengono circa il 68% della quota di mercato, e tra i principali partner commerciali risulta, in primis, l’Italia (37,47%), seguita dalla Grecia, dalla Turchia, dalla Germania e dalla Spagna.
A livello extraeuropeo invece, la Cina è presente sul territorio con il 6,11% della quota complessiva di mercato. Gli ottimi dati del I semestre 2014 hanno confermato la situazione economica positiva, evidenziando un aumento complessivo del volume d’interscambi pari al 10,3% rispetto al I semestre 2013 (fonte: Ministero degli Affari Esteri – Info Mercati Esteri).
Dall’altro lato, la riforma del sistema giudiziario insieme alla lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, risultano, invece, tra le principali sfide ancora da affrontare. La Commissione stessa, nell’ultima Relazione della Commissione al Consiglio sui lavori del gruppo direttivo di alto livello UE/Albania, accusa la Repubblica di non aver adottato misure sufficienti per combattere la corruzione nel sistema giudiziario.
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Nella sintesi i relatori dispongono quanto segue “Malgrado la riforma del sistema giuridico, il funzionamento del potere giudiziario non è ancora soddisfacente. La corruzione e la criminalità organizzata destano, a tuttora, notevoli preoccupazioni. Il governo ha modificato radicalmente le leggi e creato un gran numero di strutture di attuazione, ma non dispone ancora degli strumenti necessari per applicarle correttamente. Occorreranno, pertanto, altre misure concrete per consolidare le istituzioni democratiche e il buon governo, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti dell’uomo e delle minoranze”. Si insiste, inoltre, sull’importanza del decentramento e della professionalizzazione della Pubblica Amministrazione ancora essenzialmente politicizzata. C’è, infine, chi non desiderava l’Albania nell’Unione Europea principalmente per motivi religiosi, non considerando che la Repubblica è ufficialmente uno stato laico in cui l’attuale livello di pratica religiosa, all’interno delle diverse confessioni (islam, cristianesimo ortodosso, cattolico e protestante) è fortemente diversificato. Si stima che circa il 60-75% della popolazione sia atea o comunque non praticante. Esemplificative in merito, sono le parole di un famoso poeta e intellettuale albanese Pashko Vasa, che scrisse: “Mos shikoni kisha e xhamia Feja e shqiptarit është shqiptaria” ossia “Non guardate chiese e moschee, la religione degli albanesi è l’albanesità”.
Concludendo, nonostante, negli ultimi anni l’Albania e il suo popolo abbiano mostrato una grande forza di volontà e propensione al cambiamento in vista dell’ingresso nell’Unione Europea, dal punto di vista economico e dello stato di diritto, molti rimangono ancora gli sforzi che la Nazione dovrà compiere per raggiungere gli standard richiesti. Nonostante ciò, siamo fermamente convinti che, usando le parole di Sandro Gozi, sottosegretario agli affari europei, “sia assolutamente fondamentale riconoscere all’Albania lo status di paese candito, accelerandone il processo di adesione, in quanto, un’Albania membro europeo potrà essere sicuramente di aiuto nell’affermazione dell’Unione come interlocutore politico internazionale”.

(A cura dell’Ufficio di Bologna – Dott.ssa Linda Tontodonati – 051 2750020)

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