Il 2014 ha segnato un punto di svolta nell’economia cinese, dove per la prima volta I flussi di capitali in uscita dal Paese hanno uguagliato gli investimenti diretti esteri in entrata. Su questa base macroeconomica ed alla luce dell’ulteriore deregulation promossa dalle Autorità di Pechino, il 2015 promette di incrementare ancora il trand di crescita che, anche grazie alla particolare attenzione che l’EXPO 2015 di Milano potrà generare sul mercato italiano, offrirà un’interessante opportunità di sviluppo per le nostre aziende. E’ preferibile però, per potersi interfacciare con questi operatori, avere una conoscenza anche solo di massima su quale sia il regime giuridico all’interno del quale operano, in modo da gestire e prevenire eventuali problematiche durante la gestione dell’operazione.
Se infatti la maggiore attenzione degli operatori cinesi al mercato globale, la grande liquidità assicurata da numerosi anni di crescita economica e le politiche di incentivazione del Governo di Pechino sono i principali driver di questo cambiamento, il processo di autorizzazione/registrazione preventiva dell’investimento estero resta ad oggi uno dei principali limiti di queste operazioni.

In passato l’iter autorizzativo richiesto ad una azienda prima di poter finalizzare un investimento overseas coinvolgeva tre diverse autorità: National Development and Reform Commission (NDRC), Ministry of Commerce (Mofcom) e State Administration of Foreign Exchange (SAFE); configurandosi come una sorta di percorso ad ostacoli, senza certezze ne’ da un punto di vista sostanziale (requisiti per l’ottenimento), ne’ procedurale (tempistiche).
Il processo di deregulation in atto da diversi anni a questa parte e specificamente le riforme intraprese fra la fine del 2014 ed i primi mesi del 2015, investe ogni passaggio relativo all’autorizzazione dell’investimento, con l’obbiettivo condiviso di rimuovere, semplificare e abbreviare procedure e tempistiche richieste.

  • NDRC: Project Verification and Record-Filing

Le “Administrative Measures for the Verification and Record-filing on ODI Projects” in vigore dall’8 Maggio 2014 (“No.9 Regulation”) già stabiliva una procedura di “registrazione” e non una vera e propria analisi e valutazione dell’operazione per gli investimenti di minore entità e che non ricadessero in settori strategici. Attraverso la modifica entrata in vigore il 27 Dicembre 2014, questo tipo di procedura di registrazione viene applicate su scala generale, limitando la necessità di una approvazione preventive unicamente ai casi in cui l’investimento abbia come target un Paese, area o industria c.d. sensibile; sia di ammontare superiore a 2 miliardi di dollari; o in caso di gara o acquisizione che comportino ad una società cinese un investimento di più di 300 milioni di dollari.

  • Mofcom negative list

Lo spirito della riforma è stato recepito anche dal Ministero dell’Economia che a sua volta attraverso le ”Administrative Measures for Outbound Investments”, in vigore dal 6 Ottobre 2014, stabilisce anch’esso una procedura di registrazione da applicarsi su scala generale e limita la necessità dell’autorizzazione preventiva ad alcuni casi espressamente indicati all’interno di una negative list (es. jeopardise national sovereignty or security; harm the relationship between China and the relevant country; etc). Inoltre, e parimente rilevante, viene previsto dalla nuova normativa la possibilità di intraprendere la procedura presso il Mofcom, contestualmente alla procedura di registrazione presso il NDRC, senza dover più attendere il termine della fase precedente e riducendo in questo modo sensibilmente i tempi necessari per terminare l’intero iter.

  • State Administration Foreign Exchange

Infine anche lo State Administration of Foreign Exchange, attraverso una circolare emessa il 28 febbraio 2015 e con entrata in vigore prevista per il 1 Giugno dello stesso anno, ha rinunciato alle proprie potestà autorizzative in certi ambiti, preferendo delegare agli istituti di credito il controllo sul trasferimento all’estero dei fondi necessari per l’investimento.

In questo caso non si è ancora in grado di prevedere quale sia la natura del vaglio previsto e, come per ogni riforma si può ipotizzare un primo periodo di rodaggio, ma una volta a regime i benefici per gli investitori paiono evidenti.
In conclusione, gli investimenti cinesi overseas rivestono oggi un ruolo fondamentale non solo nell’agenda dei vari Paesi che si candidano a potenziali destinatari, ma anche nell’agenda del legislatore cinese, che dà prova di continuare la propria politica di stimoli, supportando e facilitando il crescente numero di operazioni. La capacità di interfacciarsi con questa nuova tendenza potrà rivelarsi una nuova chiamata per le aziende italiane ed un’occasione per rafforzarsi sul mercato globale.

 (A cura dell’Ufficio di Shanghai – Avv. Luigi Zunarelli )

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