Tutelare la proprietà intellettuale online è possibile responsabilizzando il provider.

In modo particolare, la responsabilità dell’hosting provider sorgerebbe nel momento in cui, venuto a conoscenza di potenziali attività in violazione di privative intellettuali, non si adoperi per rimuoverle. È’ questo il principio ribadito dal Tribunale di Bologna – sezione specializzata in materia di impresa – in una recentissima pronuncia, emanata all’esito di un giudizio che vedeva coinvolta una tra le maggiori piattaforme informatiche al mondo. Le piattaforme informatiche – nel gergo tecnico Internet Service Provider – ISP – come noto, forniscono servizi a pagamento a privati e aziende, consentendo loro l’accesso alla rete internet, grazie alla possibilità del provider di disporre di differenti punti, chiamati POP (Point of Presence) all’interno di un certo territorio, nonché servizi di registrazione e manutenzione del dominio e hosting di pagine web. Ebbene, proprio in relazione all’attività di Hosting, secondo i Giudici bolognesi, l’ISP sarebbe responsabile solo nel caso in cui, informato circa la violazione di un diritto di privativa intellettuale (ad es.: violazione di marchi, brevetti, disegni o modelli), da parte di un utilizzatore della piattaforma, non si adoperi tempestivamente per porre fine alla condotta lesiva perpetrata online. Tutelare la proprietà intellettuale online è dunque possibile, ma occorre un comportamento attivo e propositivo da parte del titolare, che potrà ben denunciare al provider la presenza sul web di contenuti illegittimi, attraverso una preventiva valutazione degli stessi da parte di legali specializzati.

(a cura dell’ufficio di Bologna – Avv. Elisabetta Sgattoni – 0512750020)

 

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