La sede di Trieste ha assistito una società che aveva importato circa cinque milioni di dispositivi medici di classe I per far fronte all’emergenza COVID. Giunte nello scalo triestino, le mascherine erano state sottoposte a sequestro da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Dogane, in quanto queste ultime dubitavano che la merce sequestrata potesse effettivamente riportare la marchiature CE. In particolare, gli agenti accertatori, esaminata la documentazione che accompagnava i dispositivi medici, hanno ritenuto che questa si riferisse ad altro tipo di mascherine, atteso che sulla certificazione compariva un nome commerciale diverso da quello riportato sulle scatole contenenti i dispositivi sequestrati.

Il Tribunale del Riesame di Trieste ha aderito alla tesi difensiva coltivata dallo Studio, che ha dimostrato, oltre alla non necessarietà di apposita attestazione di conformità per determinate tipologie di mascherine, che la documentazione prodotta al momento dell’importazione era comunque riferibile, nonostante la diversa dicitura commerciale, ai dispositivi sequestrati che, pertanto, potevano legittimamente recare la marchiatura CE.

 

(a cura del Prof. Avv. Massimo Campailla e dell’Avv. Andrea Piras)

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