Il 1° luglio 2021 la Cina celebra il centenario del Partito comunista, fondato a Shanghai nel 1921. Sebbene originariamente il partito comunista cinese sia stato fondato sulle orme ideologiche del marxismo-leninismo, nel corso degli anni ha adattato la propria impostazione al contesto cinese e sviluppato proprie linee di pensiero, che gli hanno permesso di andare oltre l’esperienza sovietica.

Tali adattamenti riflettono il susseguirsi di chi, posto a capo del Paese, ha guidato la Cina dal 1949 fino ad oggi: Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao e l’attuale presidente, Xi Jinping, rappresentano le cinque generazioni di leader che, ognuno con la propria dottrina, hanno rappresentato il partito comunista durante il proprio mandato.

La prima generazione (1949-76) fa riferimento a Mao Zedong, fondatore della Repubblica Popolare cinese e storico padre culturale della nazione. La figura di Mao è però allo stesso tempo idolatrata e criticata dato che le politiche da questo promosse – il “Grande Balzo in avanti” (1958-61) e la “Rivoluzione Culturale” (1966-1976) – hanno spinto il Paese alla carestia e successivamente ad un vero e proprio conflitto civile.

Nel 1978, due anni dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping viene proclamato leader del partito comunista, segnando così un punto di svolta per la Cina. Ancora oggi, Deng Xiaoping viene ricordato per il suo carattere rivoluzionario: nel tentativo di rimediare alla situazione economico-sociale in cui versava il Paese dopo la Rivoluzione Culturale, avviò una serie di politiche volte alla ripresa e alla modernizzazione del Paese. In particolare, la c.d. “opening up policy” teorizzava la necessità di apertura della Cina, soprattutto sul piano del commercio estero e di attrazione degli investimenti stranieri nel territorio cinese. Tali teorie trovarono una prima concretizzazione nel 1980 nella realizzazione delle ZES (Zone Economiche Speciali), i cui incentivi fiscali e doganali attiravano investimenti stranieri.

Le figura di Deng è quindi considerata oggi come il padre della Cina moderna e ideatore del c.d. socialismo di mercato che ha permesso al Paese, sotto la guida dei suoi successori (Jiang Zemin e Hu Jintao), di modernizzare la propria struttura industriale ed economica sino ad affermarsi come avanguardia industriale, tecnologica e finanziaria a livello globale.

In carica dal 2013, il presidente Xi ha sancito l’avvio di una nuova era per la Cina, riservando alla sua figura un ruolo centrale in questo ulteriore passo. In occasione del 19° Congresso Nazionale, la dottrina politica di Xi è stata inserita all’interno dello statuto del Partito come “Il pensiero di Xi Jinping”. Il concetto chiave del suo contributo ideologico si allaccia a ciò che è stato definito il “sogno cinese” (in antitesi alla propaganda americana del “American Dream”) o “risorgimento”, inteso come ritorno affermativo del Paese sulla scena globale, attraverso lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi “in una nuova era”.

Nella visione di Xi vi è, infatti, l’aspirazione a guidare la Cina verso una “moderata prosperità” e renderla una “forte, democratica, civilizzata, armoniosa e moderna nazione socialista” entro il 2049, anno che segnerà i cento anni dalla fondazione della Repubblica Popolare cinese.

Per fare questo, il partito ora guidato da Xi, dovrà rispondere a varie sfide: il miglioramento della qualità della vita e riduzione della povertà, l’invecchiamento della popolazione, l’attenuazione del divario tra aree urbane e rurali e la promozione di uno sviluppo sostenibile sono tra le sfide principali interne del Paese.

Sul fronte della politica estera, la Cina dovrà gestire la complessità delle relazioni con i paesi occidentali, e in prima istanza con gli Stati Uniti, in un contesto generale che non lascia prevedere una sua normalizzazione a breve.

A fronte di queste sfide, Xi ha rafforzato la presenza del Partito nella società. Nella giornata celebrativa del centenario viene infatti ricordata la solidità e la presenza del Partito, che oggi vanta più di 95 milioni di membri, equivalenti a quasi il 7% della popolazione cinese.

È cambiato molto dall’anno della fondazione e la Cina è ora un’economia avanzata e prospera. Sul perdurare di tale successo nei prossimi anni non v’è certezza, ma sicuramente il ruolo giocato dalla Cina e dal Partito sarà sempre più influente per tutti gli operatori che vogliano muoversi su un contesto internazionale, che sia questo in positivo o negativo.

 

Luigi Zunarelli – Junior Partner Shanghai Office

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