Nell’ottica di accelerare lo sviluppo dell’economia italiana, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, le zone economiche speciali (ZES) sono state identificate come strumento funzionale per il perseguimento di tale obiettivo. A livello pratico, le misure di riferimento adottate dal governo italiano, e promosse attraverso il PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mirano ad incrementare il grado di attrattività di tali aree sia a livello logistico, che amministrativo e fiscale, con l’obiettivo precipuo di creare dei veri e propri “poli di crescita” e di catalizzare nuovi investimenti, anche esteri.

Nel corso degli anni, le ZES si sono sviluppate in vari Paesi secondo modelli differenti. Tuttavia, l’obiettivo di tali zone rimane invariato indipendentemente dall’area di stabilimento: esse, infatti, rappresentano il mezzo attraverso cui l’autorità governativa concede alle aziende incentivi e misure quali agevolazioni fiscali e deroghe normative con il principale obiettivo di supportare lo sviluppo delle imprese esistenti e l’insediamento di nuove.

Da diversi anni, l’esperienza delle ZES interessa anche vari Paesi dell’Unione europea, dove ad oggi sono presenti circa novanta zone economiche speciali. Nel caso specifico dell’Italia, la ricezione dei benefici derivanti da tali aree ha trovato concretizzazione nella Legge 59/2017 e successivo DPCM 12/2018, attraverso cui sono state stabilite zone economiche speciali in particolari regioni del Mezzogiorno, nell’ottica di rendere i relativi scali portuali (i principali in Italia) mezzo di sviluppo dell’economia marittima, sia nazionale che europea. Le nuove disposizioni promosse a favore delle ZES sono riconducibili a tre macro settori: logistica, amministrazione e fiscalità.

 

  • Logistica

In questa prospettiva, il PNRR prevede la destinazione di 630 milioni di euro in investimenti infrastrutturali considerati vitali per il collegamento delle ZES con le reti trans-europee (TEN-T) e un’ulteriore somma pari a 1,2 miliardi di euro da destinare ad interventi da realizzare sui principali porti del Mezzogiorno. Tali fondi saranno quindi vitali ai fini della realizzazione di adeguati collegamenti fra i porti e i retro-porti con l’industria manifatturiera e una efficiente rete infrastrutturale di trasporti, la cui carenza ad oggi rappresenta un ostacolo per la concreta attuazione delle ZES.

Gli obiettivi e le finalità menzionate nel PNRR in riferimento alle ZES non si limitano soltanto alla creazione di adeguati collegamenti volti a ridurre tempi di transito e costi di trasporto. A latere del PNRR, infatti, è stata introdotta una riforma con il D.L. 77/2021 (Decreto Semplificazioni) che ha l’obiettivo di semplificare il sistema di governance delle ZES e di velocizzare i tempi di canteriabilità. Tale riforma include infatti nuove disposizioni procedurali e agevolazioni fiscali, anch’esse strumento di attrazione di nuovi investimenti, sia nazionali che internazionali.

 

  • Semplificazione amministrativa

All’interno delle ZES verrà introdotta la c.d. autorizzazione unica in sostituzione delle precedenti autorizzazioni, concessioni e pareri, rappresentando, nei casi ritenuti idonei, una variante a strumenti urbanistici e di pianificazione territoriale (escluso Piano paesaggistico regionale). Rimarrà comunque inderogabile il rispetto della normativa in materia di valutazione dell’impatto ambientale. In linea generale, tale autorizzazione, rilasciata dal Commissario di riferimento in tempi dimezzati rispetto a prima, consentirebbe la realizzazione di tutte le opere, prestazioni e attività previste nel progetto.

 

  • Fiscalità

Di rilevante interesse è anche la disposizione relativa al credito di imposta per gli investimenti avviati dalle imprese nelle ZES. Secondo tale disposizione, è prevista un’estensione del tetto massimo da 50 milioni di euro a 100 milioni, calcolati sul costo complessivo dei beni strumentali acquistati entro il 31 dicembre 2022, inclusi anche beni immobili acquistati mediante contratti di locazione finanziaria.

 

Il riconoscimento delle zone economiche speciali in Italia, contestualmente al lancio del PNRR e di ulteriori riforme a supporto, segnano l’apertura di una nuova stagione per il futuro del Sud Italia, area ancora fortemente penalizzata da una notevole carenza infrastrutturale che causa un profondo divario con il restante territorio nazionale. Soltanto attraverso adeguati investimenti, agevolazioni e incentivi sarà possibile far decollare la c.d. Blue Economy nazionale, permettendo alle regioni del Mezzogiorno di partecipare attivamente a tale rilancio.

 

China Desk – Studio Legale Zunarelli

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